Una nuova povertà invisibile si fa largo a Bari, sono gli anziani soli e senza lavoro

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Apulia

A Bari aumentano le richieste di aiuto da parte di persone che fino a pochi anni fa conducevano una vita normale, dignitosa. Non si tratta solo di senza tetto o soggetti noti ai servizi sociali, ma anche di anziani soli, ex lavoratori, famiglie monoreddito e persone che, a causa della pandemia e della crisi economica, hanno perso il proprio equilibrio sociale ed economico. La povertà sta cambiando volto: oggi è più silenziosa, più vicina di quanto si pensi.

Chi sono i nuovi poveri a Bari

I “nuovi poveri” sono persone comuni che si trovano in una spirale di disagio economico e isolamento sociale. Si tratta di:

  • Anziani che vivono soli, con pensioni minime insufficienti a coprire spese di affitto e medicinali.

  • Padri di famiglia licenziati o inoccupati, che non riescono più a provvedere ai bisogni essenziali dei figli.

  • Madri single, spesso con lavori precari o costrette a lasciare l’impiego per accudire i bambini.

  • Giovani adulti che, pur avendo studiato, non riescono a trovare un’occupazione stabile.

A fare da detonatore è stata la pandemia, ma oggi il problema persiste e si è cristallizzato nella società urbana, colpendo anche quartieri un tempo considerati “benestanti”.

L’impatto della pandemia sulle famiglie baresi

La crisi sanitaria ha agito come una lente di ingrandimento, mettendo in evidenza le fragilità già esistenti nel tessuto cittadino. Dopo il lockdown, molte famiglie che vivevano al limite sono scivolate sotto la soglia della povertà relativa, trovandosi per la prima volta a dover chiedere aiuto. Il ricorso a caritas, parrocchie e associazioni umanitarie è diventato l’unico appiglio per sopravvivere.

Una testimonianza toccante arriva da un uomo di 63 anni, ex artigiano: “Fino al 2020 avevo il mio laboratorio. Poi il Covid, le bollette, la chiusura. Oggi vivo con 320 euro al mese”. Non è un caso isolato.

Dove si rivolgono per chiedere aiuto

A Bari, numerosi enti forniscono assistenza alimentare, sanitaria e psicologica. I centri di ascolto delle parrocchie, le associazioni di volontariato e le mense sociali sono in prima linea nel fronteggiare l’emergenza. Ogni giorno decine di persone bussano alle porte di queste realtà per un pasto caldo, un farmaco, un letto.

Le mense solidali sono spesso affollate da chi, un tempo, donava e oggi è costretto a ricevere. Il cambiamento più evidente è proprio questo: la normalità infranta di chi non si aspettava di finire in questa condizione.

La solitudine: il male silenzioso

Oltre alla mancanza di beni primari, ciò che emerge in modo allarmante è la solitudine. Molti dei nuovi poveri vivono senza reti familiari o sociali. La perdita del lavoro ha generato senso di colpa, vergogna, depressione, spesso sfociando in problemi psicologici o, nei casi peggiori, in dipendenze.

Gli operatori dei servizi sociali raccontano di persone che si presentano per chiedere cibo ma restano per parlare, raccontarsi, essere ascoltate. Perché spesso, più della fame, pesa il sentirsi invisibili.

Il ruolo fondamentale del volontariato

Dietro ogni sportello di aiuto, ci sono volontari e operatori sociali che, ogni giorno, combattono in silenzio una battaglia fatta di piccoli gesti, ascolto e umanità. A Bari, diverse realtà si stanno organizzando per rispondere all’emergenza in modo più strutturato: raccolte alimentari, distribuzioni di indumenti, servizi domiciliari per anziani e consulenze legali gratuite.

La solidarietà resta un baluardo fondamentale. Chi dona, spesso è stato anch’egli in difficoltà in passato, innescando un circolo virtuoso di sostegno e speranza.

Le richieste più urgenti oggi

Le emergenze che si presentano ogni giorno ai centri di supporto non sono più solo “di sopravvivenza”, ma coinvolgono aspetti più profondi e articolati:

  • Pagamento delle utenze per evitare distacchi

  • Affitti arretrati

  • Medicinali salvavita

  • Materiale scolastico per i bambini

  • Assistenza psicologica per chi ha perso ogni speranza

La povertà oggi è poliedrica, coinvolge tutte le sfere dell’esistenza e richiede risposte integrate, non più solo assistenzialismo.

L’invito a guardare oltre

Guardare in faccia la nuova povertà significa andare oltre i pregiudizi, comprendere che la crisi può colpire chiunque. La marginalità è ormai un’ombra che si insinua tra i palazzi dei quartieri popolari e le vie del centro, senza distinzioni.

Occorre ripensare il concetto di comunità, rafforzare i servizi pubblici, ma anche valorizzare la rete del terzo settore e il senso civico dei cittadini.

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